LA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

S. Grof C. Grof – Respirazione olotropica, teoria e pratica- Nuove prospettive in terapia e nell’esplorazione del sé – edizione Urra.

La respirazione olotropica è una tecnica psicoterapeutica che lavora, grazie al respiro, sui blocchi energetici del nostro corpo.

E’ particolarmente efficace nei casi di disturbi psicosomatici, ovvero quei disturbi che attraverso sintomi corporei, ci esprimono un disagio emotivo che non trova espressione consapevole e che non può essere espresso in una terapia verbale.

Molte persone possono sentire dolori muscolari, nevralgie, infiammazioni al colon, disturbi gastrici, attacchi di panico e stati ansiosi non definiti, disturbi vari che quando si va ad approfondire con esami diagnostici, non trovano alcuna spiegazione.

La Respirazione olotropica combina e integra elementi provenienti dalla psicologia del profondo, dalla moderna ricerca sulla coscienza, dalla psicologia transpersonale, dalle filosofie spirituali orientali .

Pur differenziandosi dalle forme tradizionali di psicoterapia, ha delle caratteristiche in comune con le terapie esperienziali della psicologia umanistica come ad esempio le tecniche della Gestalt e della bioenergetica, centrate sulla espressione diretta delle emozioni e sul lavoro corporeo.

Ma il punto di forza di questa terapia è quello di sfruttare il potenziale terapeutico degli stati di coscienza non ordinari, che vengono innescati con un uso consapevole della respirazione, senza la necessità di fare uso di sostanze psicoattive.

Nel nostro stato di coscienza di tutti i giorni, noi ci identifichiamo soltanto con una piccola parte di chi siamo realmente, gli stati di coscienza olotropici ci consentono di sperimentare parti di noi sconosciute e quindi di integrarle grazie alla relazione terapeutica, la presenza dello psicoterapeuta è indispensabile per contenere le emozioni e consentire al paziente l’integrazione dei contenuti espressi, la guarigione, infatti, si può intendere come un movimento verso la completezza.

A livello superficiale, le sedute di Respirazione olotropica coinvolgono tutti i meccanismi terapeutici conosciuti nella psicoterapia verbale, ma grazie allo stato non ordinario di coscienza, questi vengono esaltati ed amplificati, infatti si abbassano le difese psicologiche e le resistenze in modo da lasciare emergere ricordi ed eventi del passato, che possono così essere elaborati nella relazione terapeutica.

L’uso del respiro consente di far emergere contenuti traumatici rimossi in quanto essi sono strettamente legati al corpo, è possibile quindi una rievocazione completa, infatti gli eventi vengono non solo ricordati ma anche rivissuti nel qui ed ora.

Quando un ricordo traumatico arriva a livello della coscienza, le persone non rivivono semplicemente l’evento originario, ma lo sperimentano consciamente e pienamente per la prima volta, questo permette loro di raggiungere una sensazione di completamento e di integrazione.

La costruzione del dittatore e le origini del male.

“Se Hitler avesse avuto cinque figli sui quali vendicare i tormenti e le ipocrisie subite nell’infanzia, probabilmente il popolo ebraico non sarebbe stato vittima dei suoi crimini”.

A.Miller

Che il neonato nasca innocente, è un assunto che ha caratterizzato gli studi e le ricerche dell’intera esistenza di Alice Miller, un neonato non avverte alcuna spinta a distruggere la vita, vuole solo essere accudito e amato. Il bambino cresciuto nell’amore e nella considerazione non è motivato a fare la guerra, il male non è necessariamente parte della natura umana.

Per dimostrare la sua teoria, la Miller ha analizzato decine di biografie di personaggi famosi, tra cui quella di Adolf Hitler. Nel suo libro “La persecuzione del bambino” ne ha descritto la travagliata infanzia, la rigida severità del padre e le violenze alle quali egli era sottomesso. L’annullamento della sua personalità ed il senso di impotenza che doveva essere la costante emotiva di questo bambino.

La struttura familiare di Hitler era simile a quella di un regime totalitario in cui non esiste possibilità di appello, l’arbitrio del padre e il suo potere costituivano l’unica istanza giuridica per il bambino: non aveva alternativa.

Quando successivamente nel Terzo Reich egli ebbe il potere assoluto, non vi furono più considerazioni umane, ne’ sentimenti che potessero limitare le sue crudeltà.

Ma non tutti i bambini che hanno subito violenza si trasformano in dittatori.

Nella vita di alcuni, c’è un testimone soccorrevole, qualcuno che gli riconosca l’ingiustizia subita, che gli riconosca una dignità, una vicinanza preziosa che, pur non salvandolo dalle violenze, gli esprima umanità e amore, qualcuno insomma che gli dica “quello che ti accade, non è colpa tua!”.

Ma quando nell’infanzia, non interviene alcuna presenza di conforto, il bambino crescerà nella convinzione che sia stato fatto il suo bene, idealizzando i genitori, giustificherà le loro azioni e soprattutto dimenticherà il dolore e l’impotenza provati. Questo renderà impossibile, per l’uomo che diventerà, provare compassione per le proprie vittime, egli non avrà più accesso alle sue emozioni.

Hitler aveva imparato a ritenere giuste e necessarie le botte e le umiliazioni, per questo agì poi da adulto dando a credere che il massacro degli ebrei servisse a salvare la Germania.

In modo analogo altri dittatori hanno costruito la loro ideologia di vendetta: Stalin doveva liberare la Russia dai sovversivi cosmopoliti, Napoleone doveva costruire la grande nazione, Milosevic doveva creare la grande Serbia, oggi con diverse motivazioni, la storia si ripete con Putin e Netanyahu .

I media analizzano le cause politiche, strategiche, economiche, sociali, ma ignorano le cause psicologiche che muovono questi personaggi di potere, che sono accecati dalle loro ideologie a scapito di schiere di cittadini inermi ed in balia della loro follia.