Alla maggior parte degli individui sensibili rimane profondamente celato il loro vero Sé. Come si può amare qualcosa che non si conosce e che mai è stato amato?
Alice Miller – Il dramma del bambino dotato
A volte da bambini viviamo costantemente tensioni a causa dei litigi tra i nostri genitori, urla, parole feroci, ci sentiamo in pericolo perché tutto sembra sgretolarsi intorno a noi, quello che doveva essere un nido sicuro diventa un campo di battaglia e stiamo così male che faremmo qualsiasi cosa per tornare alla normalità.
Subiamo allora i malumori, i silenzi interminabili, sentendoci trasparenti, invisibili, la relazione con mamma e papà subisce un’interruzione, siamo temporaneamente orfani, smarriti e ci chiediamo se abbiamo fatto qualcosa di male, se siamo stati “cattivi” e se possiamo rimediare.
A volte cerchiamo goffamente di attirare l’attenzione di un genitore per ripristinare la relazione, ma non sempre questo è efficace, sopraggiunge allora un senso di impotenza, schiacciante e il timore che non si riesca a cambiare nulla.
A volte uno dei genitori si rivolge a noi per lamentarsi del coniuge, elencando tutti i torti subiti, e noi siamo felici di incontrare nuovamente il suo sguardo, stiamo lì ad ascoltare empaticamente i racconti e le sofferenze, siamo lì con tutta la nostra attenzione ed il nostro amore di bambini traditi.
Traditi e sfruttati emotivamente dal genitore, diventiamo il loro contenitore, diventiamo il loro cestino dell’immondizia, e veniamo così privati per sempre di uno spazio contenitivo per noi, di un luogo sicuro dove poter deporre le armi che la vita ti costringe ad abbracciare.
Allora potremmo diventare i paladini del genitore ferito, cercare di renderlo felice, attenti alle variazioni di umore, attenti a soddisfare i suoi desideri e bisogni per non perdere il suo amore.
Come vivremo da adulti le nostre relazioni? Cosa ne sarà del nostro bisogno di contenimento?
Forse ci innamoreremo di una persona/bambina e ci dedicheremo a lenire le sue ferite, lo sappiamo fare tanto bene! Forse ci faremo sfruttare da un coniuge per i suoi bisogni emotivi e/o materiali dimenticandoci dei nostri, anzi avremo difficoltà persino a riconoscerli, i nostri bisogni.
Eppure sarà grande il fascino di quella persona che entrerà nella nostra vita, magari soffriremo, non ci sentiremo amati e ci sembrerà che la colpa sia tutta nostra, mentre in realtà le origini del nostro dolore sono molto antiche.
Ecco che inizialmente ci dedicheremo anima e corpo alla relazione dandoci totalmente, ad un certo punto potremo provare un vuoto angosciante, e potremmo cominciare a chiedere di più, a sperare in un cambiamento del partner, che dedichi maggiore attenzione a noi, ai nostri bisogni che piano piano potrebbero confusamente emergere.
Ma non accade quasi mai questo miracolo, ci accorgiamo allora di aver sbagliato nello scegliere la persona alla quale dedicare la nostra vita, si la nostra vita, quella che avevamo messo nelle mani di genitori inadeguati, ora è nelle mani di un/una bambino/a ferito/a egoista ingordo/a che non ci vede nemmeno.
Come possiamo riuscire a portare tutto quell’amore verso il nostro bambino interiore? Come convincerci di meritarlo tutto quell’amore, se ci hanno convinti del contrario?
La strada è lunga, difficile, fa salti improvvisi e pause infinite durante le quali siamo rapiti dal quotidiano, dai bisogni dei nostri cari, ma il richiamo continua in sottofondo, non si arresta, prende la forma di sbalzi d’umore, depressione, auto-sabotaggi, crisi relazionali, dipendenze varie.
Eppure il centro di noi è nell’ascolto della nostra voce, del nostro corpo che porta tracce per sempre delle emozioni represse, inascoltate, del nostro dolore esistenziale.
Dott.ssa Chiara Miranda Psicologo Psicoterapeuta