Il ciclo di contatto secondo la teoria di F. Perls

amoreIl contatto è un processo che da adito all’assimilazione e quindi alla crescita, esso consiste nel lento costituirsi di una figura prevalente su uno sfondo, o contesto, del campo organismo/ambiente” (Perls)

Ogni esperienza si verifica nel confine tra organismo e ambiente, per la psicologia della Gestalt non ha senso studiare un organismo come entità a se stante, ovvero estrapolarlo dal suo contesto, ogni organismo, e in particolare l’uomo, appartiene ad un campo dove fattori socio-culturali, animali e fisici si trovano ad interagire tra loro.

Il fine del contatto è la sopravvivenza stessa dell’organismo, azioni elementari come nutrirsi, difendersi, appartengono al contatto, si capisce quindi, la fondamentale importanza di questo processo, attraverso il quale l’organismo può assimilare elementi utili alla propria crescita dall’ambiente e rifiutare quelli non assimilabili, secondo la propria gerarchia dei bisogni (Maslow).

Si può definire il contatto un’adattamento creativo dell’organismo col suo ambiente, perchè nell’adattarsi l’organismo elabora nuove modalità di soluzione per soddisfare i propri bisogni, esso deve essere consapevole, intenzionale, e deve manifestare un’azione adeguata allo scopo. Nel momento in cui un bisogno si fa sentire, emerge dallo sfondo O/A e diventa una figura dominante, rimanendo tale fino al soddisfacimento di quel bisogno. Si definisce dominanza la tendenza di un bisogno a perdurare nel campo, organizzando di conseguenza la coscienza e il comportamento, ogni situazione incompiuta più pressante diventa dominante e mobilita tutte le energie necessarie a completarla. Per realizzare un contatto adeguato è necessario essere consapevoli del flusso continuo dell’esperienza interna, è nel confine di contatto che si sviluppano le difese nevrotiche.

La nevrosi va vista come un tentativo di autoregolazione dell’organismo, ma nel processo vi è un eccesso di intenzionalità, un fissarsi dell’attenzione per una risposta particolare, ciò impedisce ad alcuni impulsi di venire in primo piano, l’energia resta bloccata all’esecuzione di un compito arcaico che non può essere completato.

Polster distingue il confine di contatto che rappresenta l’intersoggettività, dal confine dell’io, definito come “confine dell’esperienza permessa all’interno del proprio sé”, esso comprende il confine del corpo, del valore, dell’intimità e dell’espressività. Si definisce il Sé come il confine di contatto in funzione, non come parte dell’organismo, ma come funzione integrata del campo in cui opera l’organismo. In particolare il concetto di Sé gestaltico comprende tre funzioni: Es, Io e Personalità:

  • L’ES rappresenta le funzioni interne, funzioni vitali e in particolare la loro traduzione corporea (Ho fame, Ho sonno);

  • L’IO è una funzione attiva di scelta o di rifiuto. Si tratta della mia responsabilità personale di aumentare o limitare il contatto, di manipolare il mio ambiente in base ad una presa di “coscienza” dei miei bisogni;

  • La funzione PERSONALITA’ è la rappresentazione che il soggetto fa di se stesso, la sua immagine di sé che gli consente di riconoscersi come responsabile di ciò che egli sente o che fa;

La psicologia della Gestalt analizza il contatto tra organismo e ambiente, in particolare i modi in cui, nel qui ed ora di un episodio di contatto, l’organismo crea, mantiene e termina il suo contatto con l’ambiente e quindi chiude una Gestalt, in una sequenza continua di sfondi e figure, ogni sfondo si svuota e presta la sua energia alla figura che si sta formando, la quale a sua volta diventa sfondo per una nuova figura, si sviluppa così il ciclo di contatto.

Le fasi del ciclo di contatto sono:

  1. Pre-contatto;

  2. Contatto;

  3. Contatto finale;

  4. Post-contatto;

Nel Pre-contatto, l’ambiente è fuori dal campo percettivo, (funziona l’attività Es del Sé) organismo e ambiente sono equivalenti, comincia ad emergere il bisogno.

Nel Contatto l’ambiente entra nel campo percettivo (funzione Io del Sé), il bisogno diventa lo sfondo, e l’oggetto esterno diventa la figura. In questo caso il corpo diminuisce, oppure nel caso del dolore diventa la figura. C’è un’emozione, seguita dalla scelta o dal rifiuto della possibilità, si potrebbe manifestare un’aggressività nell’avvicinare o superare gli ostacoli e subito dopo l’orientamento e la manipolazione deliberati.

Si distinguono 3 ulteriori sottofasi:

  • l’orientamento (vedo il bisogno e vado verso);

  • la manipolazione (tensione verso il contatto);

  • il contatto o la retroflesione (aumenta la tensione e si è pronti per il contatto, oppure ci si ritira dal contatto);

Nel contatto finale c’è l’interazione tra organismo e ambiente (perdono i loro confini sperimentando il noi) di sana confluenza, nel qui ed ora coesistono la percezione, l’emozione e il movimento (funzione Io del Sé). Emerge la figura che è in contatto, l’intenzionalità è rilassata. La consapevolezza è al suo stato più luminoso nella figura del Tu. Per giungere a questo risultato sono necessarie alcune condizioni: Il sé si è identificato con un elemento che attiva lo sfondo e ha alienato tutto il resto; Esso si è rivolto alla realtà ambientale e l’ha cambiata; Ha accettato le situazioni incompiute dell’organismo; Durante il processo, il Sé non è stato ne’ solo attivo (proiezione), ne’ solo passivo (introiezione), ma intermedio ai fini della soluzione. Il contatto finale viene paragonato all’insight, dove vengono meno le funzioni dell’io, l’esperienza è assolutamente intrinseca, l’individuo non agisce su di essa, la spontaneità è il segnale più evidente e si diventa consapevoli dell’unità, ovvero il Sé giunge a sentire se stesso.

Nel post-contatto l’organismo ha raggiunto il suo scopo e c’è un ritiro del contatto accompagnato dall’assimilazione della novità e dalla crescita dell’organismo, che si manifesta con l’aumento dei confini dell’Io (funzione personalità del Sé), questo processo è inconsapevole.

Il contatto è una trasformazione creativa, in quanto permette attraverso la manipolazione efficiente ed adeguata dell’ambiente, di distruggere o assimilare parti della realtà, per renderle parti del Sé, questo avviene anche durante la terapia, quando il paziente distoglie la sua aggressività da se stesso, e la rivolge contro i suoi introietti per assimilarli o rigurgitarli. Anche l’artista, in quanto individuo creativo, dopo l’intuizione, deve manipolare per creare, l’azione, quindi è un elemento indispensabile per compiere un adeguato contatto.

L’eccitazione persiste e aumenta durante tutta la sequenza dell’adattamento creativo, ed è più forte al momento del contatto finale, ma immaginiamo che la sequenza venga interrotta, quando l’eccitazione viene interrotta, il respiro che era diventato più forte, viene bloccato, e può manifestarsi l’angoscia, ma se l’interruzione si manifesta per affrontare un pericolo improvviso, può assumere la forma del vero panico.

Le conseguenze posono essere quelle di diventare più prudenti per quanto riguarda il bisogno che aveva fatto cominciare il ciclo, e di controllarlo distogliendo l’attenzione, distraendo l’interesse con altre cose, trattenendo il fiato serrando i denti, contraendo i muscoli addominali. Questo è un tentativo di svolgere un adattamento creativo, operando sul corpo (che diventa figura) invece che sull’ambiente.

Perls definisce il Sé come l’acqua, il Sé non ha forma, esso assume la forma del recipiente, ma nel caso in cui si fossero verificate molte interruzioni di contatto, il Sé resterebbe bloccato da ostacoli e non potrebbe scorrere liberamente.

Chiara Miranda

Psicoterapeuta Gestalt Analitica

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Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Bibliografia:

Perls-Hefferline-Godmann :”Teoria e  pratica nella terapia della gestalt“; Astrolabio Ed.

Perls F. :”L’Io, la fame,  l’aggressività“; Franco Angeli Ed.

Spagnuolo Lobb – Amendt Lyon: “Il permesso di creare“,  Franco Angeli Ed. ( il cap. 7, parte 2°, “Contatto e  creatività”)

L’attenzione al linguaggio non verbale ed al processo corporeo nella relazione terapeutica.

degasOgni persona presenta una struttura corporea biologica derivata dall’evoluzione tipica della specie umana, questa struttura è il risultato dell’organizzazione di muscoli, tendini, ossa che sono necessari al mantenimento della posizione eretta ed al movimento e coordinazione del corpo nello spazio.

Ma se osserviamo con attenzione le persone, possiamo notare un certo grado di variazione nelle posture assunte, nella modalità di camminare, di gesticolare quando si parla, tutto questo appartiene al linguaggio non verbale del corpo, ed è estremamente importante riuscire a cogliere e interpretare questi elementi durante la relazione terapeutica, in quanto ogni persona avrà un suo modo particolare di esprimersi, come conseguenza del suo adattamento alle esperienze personali di vita.

La terapia della Gestalt si ispira agli studi fatti da Reich durante gli anni ’50, egli osservò diverse rigidità corporee nei suoi pazienti, e postulò la necessità di rimuovere queste rigidità per poter liberare le emozioni (libido) ad esse legate. Lowen con la bioenergetica ha continuato gli studi di Reich identificando diverse strutture caratteriali corrispondenti a diverse organizzazioni strutturali corporee, ma anche Lowen riteneva necessario rimuovere o modificare i blocchi energetici relativi alle tensioni muscolari sottese.

Egli riteneva che ogni stato di stress producesse una tensione nel corpo, e prescriveva specifici esercizi di respirazione e mobilizzazione del corpo per allentare le tensioni muscolari, in modo da aumentare il grounding del paziente, ovvero il suo radicamento inteso come senso di realtà. Di conseguenza, l’energia che prima era bloccata nella tensione diventava disponibile aumentando il senso di benessere del paziente. Lo scopo della bioenergetica era quello di aiutare il paziente a “lasciarsi andare” alla capacità di provare piacere, intesa come misura della vitalità del corpo.

Gli studi di Lowen, vengono poi ripresi da Perls con la terapia della Gestalt, la sostanziale differenza della terapia della Gestalt rispetto alla bioenergetica, è nella necessità di identificare la tensione rendendone consapevole il paziente, senza demolire la resistenza, ma permettendone l’espressione emotiva, infatti, ponendo attenzione alla sensazione corporea, nel qui ed ora, vivendo la pienezza dell’esperienza, il paziente può assimilare la parte scissa del Sé.

Mentre per Reich la tensione muscolare era una difesa che impediva il corso della terapia, per la Gestalt la resistenza muscolare è una funzione dell’io, una parte del Sé rinnegata ed inconsapevole.

Kepner nel suo “Body process” descrive numerosi casi clinici di psicoterapia Gestalt che include un efficace lavoro corporeo, dimostrando quanto sia utile non solo ascoltare il paziente, ma soprattutto osservarlo, e nell’osservarlo renderlo consapevole dell’uso che egli fa del suo corpo, dei movimenti anche impercettibili delle sue mani, delle sue gambe, l’intera figura del paziente diventa una metafora della sua storia, della sua modalità di essere nel mondo.

La struttura corporea può essere vista, per Kepner, come un dialogo tra le parti del Sé in conflitto, un dialogo cristallizzato perchè una delle parti ha il dominio sulle altre, il fine della terapia è ripristinare questo dialogo in modo che tutte le parti possano esprimersi e quindi integrarsi, attraverso un processo che unisce al lavoro corporeo, un lavoro sulle emozioni e sui relativi significati psicologici che mantengono quella struttura.

Primo passo della terapia è rendere consapevole il paziente della struttura assunta, si può chiedere di accentuarla, esasperandola all’estremo, provando subito dopo ad assumere la postura opposta, permettendo così al paziente di sperimentare direttamente le emozioni che si provano nelle due modalità.

A volte il terapeuta, toccando il paziente nelle parti tese, può diventare egli stesso la forza che si oppone al cambiamento di postura, incitando il paziente a assumere la postura opposta e ad esprimere verbalmente con un suono, una parola, la sua ribellione al terapeuta. In questo modo le emozioni hanno una voce, la voce del corpo che si esprime non più con il sintomo, ma con la voce del paziente stesso, la pienezza dell’esperienza che ne deriva ha il sapore della rivelazione, di una completezza che altri metodi terapeutici difficilmente riescono a raggiungere.

Da questo lavoro emerge il “tema del paziente” subito dopo il quale è necessario dare spazio al dialogo verbale ed emotivo. Kepner, insiste particolarmente su questo punto, egli spiega perchè con le tecniche che lavorano esclusivamente sul corpo come il Rolfing e la Feldenkrais dopo un po’ di tempo si perdono i benefici raggiunti: “Nell’approccio della Gestalt il movimento è considerato parte di un ciclo completo del funzionamento organismico e non si verifica separatamente dalla sensazione, dalla consapevolezza e dal contatto….l’espressione consegue al bisogno organismico ed è diretta verso il contatto con l’ambiente o il proprio sé. La cosa che ci interessa non è il movimento in se stesso, ma la sua relazione al funzionamento organismico globale”1. Lavorare separatamente in momenti diversi sulla psiche e sul corpo aumenta la scissione mente-corpo, lavorando invece contemporaneamente sui due fronti si favorisce la piena integrazione e quindi l’assimilazione dei contenuti emotivi che emergono, in tal modo l’esperienza di crescita è completa.

1James I.Kepner Body Process- Edizioni Franco Angeli (Milano-1997) pag.199.

Dott.ssa Chiara Miranda Psicologa-Psicoterapeuta

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Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Testi di riferimento:

  • A.Lowen e L.Lowen, “ Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica” Astrolabio Roma,1979
  • J.Kepner ,”Body process“, Franco Angeli Milano,1997