Come promuovere la creatività

 

La promozione della creatività del singolo, nella società occidentale contemporanea, è stata trascurata, presi come siamo ad incentivare la produttività, in una crescente spinta al consumismo, la competizione economica, diviene lo specchio dei valori che vengono prodotti dalla nostra cultura, che spinge all’arrivismo, all’individualismo e scoraggia la collaborazione, la solidarietà e l’integrazione delle diversità.

Lo spazio per la crescita della creatività ha bisogno di tempo, di vuoto, di riflessione, di meditazione e di una scuola che non incoraggi l’omologazione e il nozionismo a sfavore di un’armoniosa e completa crescita della personalità dell’individuo, che rispetti le molteplici qualità dell’intelligenza umana, e non solo alcune, valorizzando la ricerca di una visione olistica della realtà.

Torrance ha effettuato studi sullo sviluppo della creatività, egli ha elencato i comuni ostacoli educativi al pensiero creativo, come i tentativi di eliminare la fantasia, di limitare la curiosità, l’accentuazione esagerata della prevenzione, della paura, della timidezza, l’accentuazione della critica distruttiva e le pressioni coercitive da parte dei coetanei.1

L’apertura a campi molteplici sembra esistere nella maggior parte degli individui creativi, spesso la loro caratteristica è proprio quella di applicare nozioni e principi di un campo ad un altro campo, specialmente nei settori scientifici. Molti scienziati famosi avevano in comune il loro stile cognitivo e percettivo, erano infatti tutti orientati verso il nuovo, l’insolito e verso la riorganizzazione di vecchie conoscenze in modo nuovo.

Studiando la vita di grandi personaggi della storia, spesso, si è potuto riscontrare, come la loro personalità sia stata creativa a “360 gradi” non solo nel campo artistico, ma in molti campi del sapere, come se l’essere creativi fosse in realtà una qualità che coinvolge la personalità per intero, e che si manifesta, come approccio globale nei confronti di molteplici aspetti dell’esistenza, che si arricchiscono reciprocamente, permettendo la formazione di una personalità complessa, dove interagiscono le diverse conoscenze, quasi a formare un’organicità d’insieme che interfacciandosi con la complessità della realtà, riesce a comprenderla profondamente.

Arieti raccomanda diverse condizioni2 per favorire lo sviluppo della creatività negli adulti, una è l’isolamento, perché l’individuo privato dalle eccessive stimolazioni sensoriali può “ascoltare il suo sè interiore, venire in contatto con le sue risorse di base interiori e con alcune manifestazioni del processo primario”.

Un’altra condizione è l’inattività, intesa come prendersi del tempo libero per non fare “niente”, raccomanda inoltre l’uso del pensiero libero e il sognare ad occhi aperti, come condizioni di distacco dalle consuetudini, altre condizioni sono la credulità come possibilità di apertura innocente al nuovo, unita alla vivacità e la disciplina, perché l’ispirazione e il talento sono importanti, ma non sufficienti, senza l’apprendimento rigoroso delle tecniche.3 Infine caratteristica più importante è la determinazione all’azione, senza la quale la creatività potrebbe non emergere mai.

Nel suo libro “La via dell’artista” Julia Cameron, regista e scrittrice, racconta la sua decennale esperienza come “consulente di creatività”, originale professione che le ha permesso di mettere a punto una tecnica fatta di dodici passi prendendo spunto dal suo percorso personale di disintossicazione dall’alcool,

L’autrice passa in rassegna uno dopo l’altro i nodi cruciali che possono bloccare il contatto di una persona con se stessa4 e che di fatto impediscono la produttività creativa: l’identità, il potere, l’integrità, la speranza, l’abbondanza, fino al recupero dell’autonomia e della fede. Un impegno quotidiano sono le “pagine del mattino”,5 tre pagine da scrivere appena svegli seguendo il flusso dei pensieri, senza rileggerle o giudicarle, come un drenaggio della mente. Un elemento importante che emerge è che a volte, per liberare la creatività, sia necessario fare un percorso di analisi su se stessi senza il quale, le nevrosi agiscono come una gabbia sulla personalità, ma ancora più importante è fare, agire, non limitarsi solo a fantasticare, ogni capitolo ha infatti dei compiti da svolgere ai quali si affiancano delle riflessioni che aiutano l’autoanalisi.

1 Arieti op. cit. pag. 394
2 Arieti Op. cit .pag.404
3 Si noti come il concetto di talento possa rientrare nella definizione precedentemente data a pag. 6 di processo primario, mentre la tecnica rientri in quello di processo secondario.
4Winnicott a proposito del falso sé descrive le persone poco creative come imbrigliate nel sé di qualcun altro, non in contatto con la propria soggettività, per le quali la vita non vale la pena di essere vissuta.
5 Cameron J. La via dell’artista Ed.Longanesi &C. 1998 pag.23

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