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DOTT.SSA CHIARA MIRANDA PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA gestalt analitica orientamento MILLERIANO

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Tag: psicologo

Pubblicato il 14/11/202408/02/2025

INVERSIONE DEI RUOLI: Genitori dei nostri genitori.

Alla maggior parte degli individui sensibili rimane profondamente celato il loro vero Sé. Come si può amare qualcosa che non si conosce e che mai è stato amato?

Alice Miller – Il dramma del bambino dotato

A volte da bambini viviamo costantemente tensioni a causa dei litigi tra i nostri genitori, urla, parole feroci, ci sentiamo in pericolo perché tutto sembra sgretolarsi intorno a noi, quello che doveva essere un nido sicuro diventa un campo di battaglia e stiamo così male che faremmo qualsiasi cosa per tornare alla normalità.

Subiamo allora i malumori, i silenzi interminabili, sentendoci trasparenti, invisibili, la relazione con mamma e papà subisce un’interruzione, siamo temporaneamente orfani, smarriti e ci chiediamo se abbiamo fatto qualcosa di male, se siamo stati “cattivi” e se possiamo rimediare.

A volte cerchiamo goffamente di attirare l’attenzione di un genitore per ripristinare la relazione, ma non sempre questo è efficace, sopraggiunge allora un senso di impotenza, schiacciante e il timore che non si riesca a cambiare nulla.

A volte uno dei genitori si rivolge a noi per lamentarsi del coniuge, elencando tutti i torti subiti, e noi siamo felici di incontrare nuovamente il suo sguardo, stiamo lì ad ascoltare empaticamente i racconti e le sofferenze, siamo lì con tutta la nostra attenzione ed il nostro amore di bambini traditi.

Traditi e sfruttati emotivamente dal genitore, diventiamo il loro contenitore, diventiamo il loro cestino dell’immondizia, e veniamo così privati per sempre di uno spazio contenitivo per noi, di un luogo sicuro dove poter deporre le armi che la vita ti costringe ad abbracciare.

Allora potremmo diventare i paladini del genitore ferito, cercare di renderlo felice, attenti alle variazioni di umore, attenti a soddisfare i suoi desideri e bisogni per non perdere il suo amore.

Come vivremo da adulti le nostre relazioni? Cosa ne sarà del nostro bisogno di contenimento?

Forse ci innamoreremo di una persona/bambina e ci dedicheremo a lenire le sue ferite, lo sappiamo fare tanto bene! Forse ci faremo sfruttare da un coniuge per i suoi bisogni emotivi e/o materiali dimenticandoci dei nostri, anzi avremo difficoltà persino a riconoscerli, i nostri bisogni.

Eppure sarà grande il fascino di quella persona che entrerà nella nostra vita, magari soffriremo, non ci sentiremo amati e ci sembrerà che la colpa sia tutta nostra, mentre in realtà le origini del nostro dolore sono molto antiche.

Ecco che inizialmente ci dedicheremo anima e corpo alla relazione dandoci totalmente, ad un certo punto potremo provare un vuoto angosciante, e potremmo cominciare a chiedere di più, a sperare in un cambiamento del partner, che dedichi maggiore attenzione a noi, ai nostri bisogni che piano piano potrebbero confusamente emergere.

Ma non accade quasi mai questo miracolo, ci accorgiamo allora di aver sbagliato nello scegliere la persona alla quale dedicare la nostra vita, si la nostra vita, quella che avevamo messo nelle mani di genitori inadeguati, ora è nelle mani di un/una bambino/a ferito/a egoista ingordo/a che non ci vede nemmeno.

Come possiamo riuscire a portare tutto quell’amore verso il nostro bambino interiore? Come convincerci di meritarlo tutto quell’amore, se ci hanno convinti del contrario?

La strada è lunga, difficile, fa salti improvvisi e pause infinite durante le quali siamo rapiti dal quotidiano, dai bisogni dei nostri cari, ma il richiamo continua in sottofondo, non si arresta, prende la forma di sbalzi d’umore, depressione, auto-sabotaggi, crisi relazionali, dipendenze varie.

Eppure il centro di noi è nell’ascolto della nostra voce, del nostro corpo che porta tracce per sempre delle emozioni represse, inascoltate, del nostro dolore esistenziale.

Dott.ssa Chiara Miranda Psicologo Psicoterapeuta

 

 

Pubblicato il 05/01/202104/10/2024

Arteterapia

“Tutto ciò che è conosciuto o sperimentato per mezzo delle immagini e dei successivi processi cognitivi tende a diventare una parte dell’individuo che lo conosce e lo sperimenta”

S.Arieti

Le artiterapie si collocano nello stesso campo di tensione delle altre terapie, quello che le differenzia è l’utilizzo dichiarato delle tecniche non verbali, che diventano mediatrici e modulatrici della relazione terapeutica.

In realtà tutte le terapie possono ritenersi non verbali, in quanto implicano l’uso della mimica, della postura, della modulazione della voce e dell’espressione del volto. Inoltre i loro contenuti si dispiegano comunque come immagini, anche se narrate, esse sono infatti drammatizzazioni di situazioni fantasmatiche inconsce, vicine al linguaggio dei sogni.

Questo flusso di materiale inconscio, trova solo successivamente con l’interpretazione e quindi con l’uso della parola, una sua simbolizzazione, ovvero una forma che contiene e che offre un controllo sull’inconscio, e che dopo ancora diviene informazione razionale.

Il punto di forza delle artiterapie è nell’offrire uno strumento di espressione che non investa immediatamente il soggetto di emozioni non gestibili, o incoffessabili, ma che, attraverso il mediatore artistico, consenta una graduale espressione di se e quindi di contenere in maniera non traumatica, ma concreta e tangibile, l’espressività più disorganizzata, dando espressione pubblica, ma accettabile, anche a contenuti angoscianti o sgradevoli. Inoltre il lavorare in gruppo consente di condividere questi contenuti, movendosi in un setting che prevede ampie interazioni informali.

Gruppi di arteterapia 

La possibilità per l’adulto di mantenere o recuperare uno spazio che favorisca lo sviluppo della sua creatività , può essere realizzata applicando la tecnica del Brainstorming di Osborn, egli suggerisce di formare dei gruppi di massimo dieci persone, all’interno dei quali:

  • evitare la critica;
  • favorire il pensiero libero;
  • desiderare la quantità delle idee;
  • ricercare miglioramenti alle idee espresse, combinandole tra loro;

Nell’insieme, la seduta deve incoraggiare l’iniziativa e non pretendere perfezionismo (il peggior nemico della creatività) abbandonare le abitudini, la timidezza, favorire lo scambio dialettico nel confronto tra i componenti del gruppo.

Questa tecnica è stata utilizzata in passato soprattutto per favorire decisioni di manager aziendali al fine di migliorare gli introiti economici, ma può essere impiegata nei gruppi di arteterapia, creando un clima di fiducia e accoglienza e nello stesso tempo di guida, senza  però invadere lo spazio personale, rispettandone i tempi, le pause, i silenzi, le contraddizioni, la voglia di sperimentarsi, senza pretendere il risultato estetico ad ogni costo.

Il materiale emerge insieme alle emozioni e non sempre è giusto interpretare, mentre emerge trova accoglienza, incoraggiamento, nuove parti del sé si manifestano e il rischio è quello di bloccare il flusso delle immagini.

1 Arieti S. Creatività, la sintesi magica Ed. Il pensiero scientifico 1979  pag.49-50

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dott.ssa Chiara Miranda

Psicologo Psicoterapeuta Gestal analitico orientamento milleriano, individuale e di gruppo, bioenergetica, training autogeno, mindfulness.

chiaramiranda@yahoo.it

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